Sublimi Anatomie
o dell’Exuperanti forma e intrigante mostruosità
Un moderno teatro delle anatomie con le tribune in legno si affaccia su un palco centrato sotto la luminosa rotonda del Palazzo delle Esposizioni di Roma, sul quale posano modelli e modelle vecchi e giovani vestiti di calzamaglie, mentre intorno studenti dell’Accademia delle Belle Arti li disegnano alle grandi lavagne.
Una messa in scena quasi anacronistica quella del disegno dal vero, un apparente ritorno all’accademismo nonostante ci siano oggi espedienti sofisticati per proiettare virtualmente i modelli da ritrarre o viceversa esistano i media per rappresentare l’anatomia e le forme del corpo umano. Invece, a sottolineare il grande rilievo che può avere l’arte antica anche per gli odierni studi accademici, ai lati del teatro sono collocati due gessi del Museo dell’Arte Classica dell’Università La Sapienza, il Torso del Belvedere e l’Afrodite di Cirene (calchi in gesso risalente alla prima metà del ‘900, copia adrianea da originale del II- I sec. a.C.) che completano l’allestimento che sembra voler trascinare il visitatore in questo viaggio a ritroso.
Teatro anatomico Palaexpo rotonda
Abituato ai fisici perfetti che spopolano in televisione, o considerando i dettami di perfezione ai quali sono sottoposti i protagonisti dei seguiti programmi voyeuristici, lo spettatore è sorpreso dalla naturalezza e imperfezione dei modelli che posano, trovandosi nel punto focale di “Sublimi Anatomie”, la mostra inaugurata il 22 ottobre 2019 al Palazzo delle Esposizioni insieme alle due mostre “La meccanica dei mostri” e “Katy Couprie. Dizionario folle del corpo”. Nella mostra si cerca di rintracciare non soltanto l’aspetto estetico dell’anatomia, quanto piuttosto la sua valenza scientifica ed evolutiva, osservando la sua percezione e rappresentazione nel corso dei secoli tra pratiche artistiche e imprese scientifiche, per giungere a catturare i tentativi di sublimazione. Il teatro anatomico allestito appositamente per l’occasione, è diventato un atelier per il disegno dal vero che sostituisce i modelli viventi ai cadaveri, e offrirà un forum di dibattito sulla costruzione dell’immagine del corpo, sul punto d’intersezione tra estetica e scienza, oltre di performance attraverso un programma di incontri ed eventi aperti al pubblico.
Statua femminile giacente, La Specola, ceroplastica, fine XVIII secolo
Come le articolazioni del corpo umano medesimo, anche le tre mostre si articolano tra scienza e materia da un lato, tra l’immaginario e il simbolico dall’altro, raccontando il progresso dell’anatomia umana e la ricerca sulla sua azione nel mondo, sul suo movimento e linguaggio in un discorso aperto e fertile con artisti contemporanei. Risaltano le celebri cere anatomiche prese in prestito dall’Imperiale e Reale Museo di Fisica e Storia Naturale di Firenze, più tardi chiamato La Specola, che aderisce sin dalla sua istituzione nel Settecento a una visione di stampo illuminista, riconoscendo nel corpo una macchina da studiare, un mezzo per analizzare la sua natura e la sua replicabilità ai fini educativi.
Nell’esposizione sono presenti tre di queste pregiate cere, tra cui una “Statua femminile giacente, che dimostra i vasi lattei delle intestina crasse, del ventricolo, del fegato, dell’utero e dei polmoni” risalente alla fine del Settecento, restaurata in questa circostanza. In dialogo con le cere, di cui anche l’anatomia di testa maschile dell’abate siciliano Gaetano Giulio Zumbo con “porzione sinistra del cervello sezionata” merita di essere menzionata, i disegni a penna e sfera blu di Danny Danino (Israele *1971) i cui corpi-paesaggi evocano i disegni d’anatomie brulicanti di Paolo Mascagni e Antonio Serantoni, tuttavia rimpiazzando le descrizioni degli organi e arterie con invenzioni e creature fantasmagoriche.
Anatomia di Testa maschile di Gaetano Giulio Zumbo, anatomia in cera modellata su un cranio umano, XVII secolo
Tornando agli esordi dell’anatomia in Europa, si registrano le prime dissezioni del corpo umano a partire dall’inizio del Trecento. Aprendo il cadavere, gli anatomisti dischiudono il cammino verso lo studio delle profondità del corpo e assegnano un ruolo fondamentale a questa parte sino ad allora invisibile. Durante il Rinascimento, artisti di grande rilievo tra cui Leonardo da Vinci, Raffaello o Michelangelo s’appassionano all’anatomia, e molti di loro praticano la dissezione. In mostra, dei trattati d’anatomia descrittiva con numerose illustrazioni, come “De umani corporis fabrica” pubblicato da Andrea Vesalio a Basilea nel 1543, illustrato nella bottega di Tiziano.
Trattografia di cervello umano Michela Tosetti, Laura Biagi, Emilio Cipriani, 2019, IRCSS Stella Maris, Pisa
Si evidenziano i cambiamenti nelle illustrazioni, che dai primi trattati che testimoniano l’orrore per i corpi aperti e disseminati, passano ad una rappresentazione sempre più serena e oggettiva dell’anatomia per giungere a immagini contemporanee che richiamano una cartografia piuttosto che un essere vivente, riprodotta in mostra da una “Trattografia di cervello umano” realizzata mediante la risonanza magnetica nucleare del 2019 (IRCSS Stella Maris, Pisa), e un esempio di tomografia con acquisizione simultanea RM - PET.
Tomografia con acquisizione simultanea RM- PET Siemens Healthineers
Un riferimento di rilievo per queste ricerche assidue è costituito dalla maquette del celebre Teatro anatomico di Bologna in legno (M. Caimi, XVIII secolo). Nella sezione intitolata Anatomia intus si riflette sul fatto che il corpo per secoli sia stato considerato esclusivamente come entità chiusa, dalle forme esteriori ammirabili ma dall’interno enigmatico ed inaccessibile. Con l’avanzare degli studi anatomico-scientifici si sono individuati gli organi e il loro funzionamento, difficilmente decifrando appieno il loro potente apparato simbolicomitologico, concentrandosi invece, perlopiù a conferire un ordine interno al corpo umano. All’inizio del Seicento si registra la massima fioritura di tali studi, persino la chiesa cattolica riformata favorisce gli studi anatomici e le correlate ricerche scientifiche, dando un nuovo impulso ad artisti nel rivelare nelle loro opere la presenza divina modellata sulla forma umana poiché gli artisti hanno una chiave d’accesso alla rappresentazione dell’invisibile e dell’interno del corpo tramite la loro immaginazione.
Crystal Landscape of Inner Body (Serpent), Chen Zen, 2000 cristallo, metallo, vetro
In questo modo i disegni anatomici di Leonardo da Vinci offrono la possibilità di contemplare visioni intime del corpo vivente, non dei cadaveri, attraverso l’invenzione del “corpo trasparente”, in cui sono raffigurate i meccanismi dell’organismo mentre si compiono. Un esempio contemporaneo viene dato dall’opera “Crystal Landscape of Inner Body (Serpent)” (del 2000) del cinese Chen Zen (*1955 - 2000), che mostra degli organi realizzati in cristallo e posti su un tavolo di vetro, trasformando la calda materia degli organi viventi in oggetti freddi e cristallizzati dalla grande fragilità, indicando al contempo la sofferenza per la mancanza del concetto da lui descritto come “trans-esperienza”, l’impossibilità di trascendere dai contrasti tra le varie esperienze umane vissute, fisiche e psicologiche. La mostra indaga anche sulla percezione del sé attraverso il corpo in movimento e mediante l’epidermide.
Dinosaurus Rex
Questa “percezione aptica” descrive una modalità percettiva bidirezionale che il corpo è in grado di sviluppare ricorrendo all’insieme di stimoli captati dalla pelle, superando il sottile confine tra interno ed esterno. Questa sensazione del sé nel mondo sta diventando sempre più importante nell’epoca in cui molte esperienze avvengono solamente indirettamente attraverso dei dispositivi e strumenti tecnologico-virtuali. Il paradigma è fornito da due stampe digitali montate su perspex “Untitled (Back)” e “Untitled (Front)” di Ed Atkins (Oxford *1982): la ricostruzione di un dorso di uomo tramite CGI (computer generated imagery) che indaga sull’artificialità dell’esistenza moderna, al confine tra corpo e tecnologia, e sul fallimento della sua rappresentazione nell’era digitale.
Braccio di King Kong, Carlo Rambaldi
Gli artisti sin dai primi atlanti anatomici del Rinascimento si sono trovati a dover conciliare due questioni cruciali: l’esattezza della rappresentazione scientifica del corpo da una parte, e la sua elevazione a opera d’arte dall’altra, attraverso la sua correzione e l’idealizzazione, per scindere dalla semplice mimesis aristotelica e caricarlo di valori metaforici e allegorici. L’intreccio tra realtà e invenzione nelle raffigurazioni di anatomie, apparati muscolari o scheletri diviene evidente nelle tavole riprodotte nel volume “Tabulae scheletri et musculorum corporis umani”, pubblicata nel 1747 da Bernard Siegried Albinus, titolare della cattedra di anatomia all’Università di Leida, e illustrata da Jan Wandelaar (Amsterdam 1690 - Leida 1759). Composto da circa 300 tavole che riproducono dettagliatamente le ossa e i muscoli, aggiunge anche 12 tavole che rappresentano il corpo nel suo insieme. Tra questi la tavola in mostra che ha come protagonista uno scheletro in posa davanti ad un paesaggio montuoso lussureggiante di ricca vegetazione, e un angelo che gli tiene un drappo come se volesse coprire le sue spalle. Un memento mori che dimostra la natura umana evanescente e la sua vulnerabile delicatezza colta nella sua struttura spoglia.
Untitled (Back) (Front), Ed Atkins, 2014, stampe digitali montate su perspex tagliato a laser
Sarà proprio per la ricca produzione di statue votive in cera a Firenze che prospererà anche la ceroplastica scientifica durante il Settecento, ottenendo una sorprendente qualità artistica nei modelli anatomici di massima veridicità. Il concetto dei modelli anatomici nella medicina e nell’arte contemporanea viene rivoluzionato pur mantenendo la sua aura taumaturgica, specie laddove si tratta di parti del corpo sostituenti in cera dalla potenza magico-rituale. Incantevole per tutti i visitatori è la mostra “La meccanica dei mostri - Da Carlo Rambaldi a Makinarium” alla scoperta di come sono realizzati al loro interno icone cinematografiche come King Kong, E.T., Dinosaurus Rex. ecc.
Maquette del Teatro anatomico di Bologna, M. Caimi, XVIII secolo, legno
Il percorso espositivo evidenzia le difficoltà riscontrate a livello tecnico per far muovere meccanicamente questi esseri prima del digitale. L’obiettivo della mostra è inoltre presentare le eccellenze italiane che hanno reso alcuni film horror, film fantasy o science fiction delle pietre miliari del cinema mondiale. Si compie un viaggio inverso rivelando il “trucco”, quindi l’effetto speciale nel cinema, partendo dalle immagini in movimento delle creature leggendarie, e “aprendole” come una scatola, per spiegare il loro funzionamento. Si possono osservare il corpo scultura, l’originale di E.T. e la sua struttura sottostante che svela i fili metallici e tutta la meccanica che hanno determinato le sue espressioni infondendo un’anima all’eroe fantasy, oppure i mini dinosauri che sgusciano dall’uovo, facendo emergere l’impianto meccanico come se fossero corpi robot.
Si percorre anche la fortunata produzione dell’artefice degli effetti speciali e vincitore di tre premi Oscar, Carlo Rambaldi (1925-2012), che ne ha cambiato il ruolo delle scene “truccate” da accessorio a veri protagonisti, per poi evidenziare la loro trasformazione nel corso degli anni fino ai giorni d’oggi, quando alla parte inizialmente meccanica si aggiunge anche la parte digitale. Si possono ammirare la mano gigantesca di King Kong con i suoi oltre sei metri di lunghezza, le diverse versioni di E.T. e Alien, così come i 18 guerrieri a dimensione reale, e cogliere uno sguardo alla meccatronica che consentiva i movimenti iperrealisti dei personaggi. La mostra focalizza inoltre sul lavoro prezioso delle generazioni più giovani e la correlata evoluzione delle tecnologie digitali documentando il gruppo Makinarium, portavoce nel settore, responsabile per il restauro delle opere di Rambaldi in mostra, e che presenta la sua produzione di diverse creature filmiche tra cui quelle create per il film “Il racconto dei racconti” di Matteo Garrone.
Ulteriormente, l’osservatore viene calato in un’atmosfera da film anni Settanta guardando una selezione di costumi di scena e la correlata spiegazione riguardo la loro produzione. Per ripercorrere le tappe fondamentali del “trucco” cinematografico e per celebrare “l’inventore delle illusioni” Rambaldi, saranno trasmessi 20 film nella sala cinema del PalaExpo durante lo svolgersi della mostra, eccezionalmente proiettati in pellicola 35mm. Arricchisce, questo ricco percorso, la mostra-laboratorio “Katy Couprie. Dizionario Folle del corpo” dell’omonima artista francese (Fontenay- aux- Roses *1966), proposta dal laboratorio d’arte del PalaExpo e rivolta ai giovani visitatori. L’approccio di Katy Couprie alla tematica dell’anatomia umana appare innovativo e originale, laddove l’illustratrice fa incontrare il corpo con le sue poesie, le azioni con le emozioni, i proverbi legati al corpo con citazioni letterarie più colte.
La sua innata curiosità per le potenzialità del corpo e il suo incontro con le collezioni del Teatro anatomico di Bologna hanno dato l’ispirazione per questo libro che si presenta come inedito connubio tra arte e scienza. Spaziando dalle incisioni e disegni fino alle fotografie, l’artista offre un dialogo con la parte immateriale dell’organismo, e vuole avvicinare un vasto pubblico trasversale all’argomento mediante incontri, laboratori e attività a tema, non perdendo mai d’occhio l’aspetto ludico. Queste tre mostre, ciascuna con una sua linea curatoriale ma complementari, mettono in scena il corpo con le sue implicazioni storiche, scientifiche, morali, estetiche e trascendenti, liberandolo dal peso della materialità per illuminare un passaggio ulteriore per più elevate sfere, veicolo per processi artistici e trasformazioni alchemiche, paradigma per l’exuperanti forma e sublimi mostruosità.