L’Arcaico Raggio
Alchimia nel Terzo Millennio - rinnovamento e trasformazione
In un’epoca in cui tutti gli ambiti si intrecciano, in cui le delimitazioni si sciolgono per costituire stati nuovi di ibrida convivenza, ritorna in auge la figura dell’alchimista, capace di trascendere la materia attraverso procedure e rituali per giungere a un livello di elevata conoscenza.
Nei secoli si sono susseguiti diversi profili dell’alchimista, rappresentato e descritto attraverso incisioni, numerosi testi ed immagini, che conservano un’essenza unanime nonostante seguano processi divergenti. La via è quella della purificazione e della trasformazione, su cui l’alchimista intraprende il suo cammino, analogamente all’artista. Perché l’uno e l’altro hanno il potere di distillare i comportamenti, di discernere le proprie esperienze, di separare le sensazioni per bruciare i residui che lo legano alla materia.
Arte e alchimia nel tempo si sono influenzate a vicenda, in un denso ed enigmatico intreccio di riferimenti, metafore e archetipi comuni, attraverso l’uso di un linguaggio ricco di simboli e segni.
Così l’alchimista moderno cavalca tutti i veicoli del mondo odierno per condensare valori e significati universali. Similmente, si istituisce una stretta relazione tra l’espressione artistica e il processo alchemico, in quanto ricercano entrambi stati di comprensione e di contatto con l’inconscio, ottenendo visioni e intuizioni amplificate, dove si alternano la realtà e l’immaginazione, la razionalità e la sensibilità, il principio maschile e quello femminile.
Allo stesso modo, anche la poesia appare disciplina contemplativa della mente che esula dai principi della razionalità, mentre adopera un linguaggio fluido che si aggancia alla sapienza della tradizione. Come già in un passato remoto, ancora oggi il poeta incarna la figura del sacerdote che svolge la sua recitazione come se fosse un rituale mediante il quale porta la comunità in una dimensione al limite tra il visibile e l’invisibile.
A un tale rituale alchemico si può assistere la sera del 24 ottobre 2019 al Museo Macro di Roma. In quell’occasione il pittore, scultore, studioso e scrittore Elio Varuna celebra “L’Arcaico raggio”, dove per la prima volta recita per il pubblico le sue poesie stese vent’anni prima, in un recital che fonde la parola con i suoni dell’arpa bardica di uno dei più rinomati arpisti del mondo, Vincenzo Zitello, con il ritmo delle tabla indiane del maestro percussionista Rashmi Bhatt, mentre l’orchestrazione elettronica è opera del sound designer Massimiliano Cocciolo.
Con “L’Arcaico raggio” si può assistere al dischiudimento della terza fase del percorso dell’eclettico ricercatore, dedicata alla parola. Difficilmente l’uditore attento potrà sottrarsi alla forza trasformativa dell’atto solenne.
Il 1997 segna l’anno in cui Varuna scrive le sue prime poesie, in coincidenza ai suoi primi dipinti, quando emergono formule magiche, canti druidici, mantra e parole che possono ricondurre alle sue fervide ricerche svolte all’università La Sapienza, sulla storia delle antiche culture e religioni ancestrali. Infatti, questi suoi brevi componimenti ermetici sono la chiave d’accesso a compendio di quei dipinti che rappresentano simbolicamente i temi magici dell’Ars Regia, l’alchimia. Tuttavia, la gran parte delle poesie di Varuna rimane racchiusa per vent’anni nella sfera più intima dell’artista. Come nei suoi numerosi quadri, anche nelle poesie di Varuna emergono i quattro elementi che si associano ai sensi, mentre un elemento eterico sembra raccordare la materia percettibile e quella impercettibile.
In concomitanza con il rituale alchemico, uscirà un libro d’artista a edizione limitata e dal medesimo titolo che raccoglie, oltre alle poesie di Varuna, 21 disegni che si caricano di elementi mistici, di simboli, allusioni e metafore, giustapposizioni e dicotomie che si risolvono o coagulano in espressioni di sorprendente iconografia.
Forse sono un’estensione dei suoi versi, se non un approccio nuovo per entrare in risonanza con i ritmi e l’armonia della natura e del mondo, interiore ed esterno, entrando in uno spazio temporale più profondo.
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